mercoledì 10 dicembre 2008

La nascita di un bambino diversamente abile: un evento critico superabile e da superare

Durante il lungo cammino della vita che ci accingiamo a percorrere intervengono, a turbare l’equilibrio pian piano creatosi, degli eventi destabilizzanti che è possibile definire “critici” in quanto apportatori di “crisi”.
All’interno di un nucleo familiare, un evento considerabile critico, è quello relativo alla nascita di un bambino diversamente abile. La vita del nuovo arrivato sarà fortemente influenzata dal rapporto che egli svilupperà con la madre, con il padre, con gli eventuali fratelli e con tutti i familiari. Sarà necessaria, quindi, l’accettazione della condizione di diversità del figlio-fratello che dovrà essere percepita come risorsa e non come evento limitante.
Sicuramente non è semplice trovarsi all’interno di una tale situazione in quanto, ad esempio, le “attese” sono state “deluse” (nel senso che non corrispondono sicuramente a quanto si “sognava”).
L’equilibrio all’interno dell’ambiente familiare, in un modo o in un altro, viene turbato sia al momento della nascita che durante le varie tappe della vita che la famiglia dovrà affrontare: dall’inserimento nella scuola dell’infanzia all’inserimento nella scuola primaria, dalle attività extrascolastiche all’inserimento nei contesti di vita quotidiana, ecc.). Sicuramente, il cammino che si prospetta, non è semplice e non è roseo ma questo, in fondo, lo è con tutti i figli!
In un’ottica dinamica è necessario porre l’attenzione alla famiglia che ha comunque bisogno di un sostegno, piccolo o grande che esso sia, per affrontare la nuova situazione. Il sostegno alla famiglia deve essere improntato al realismo e deve, quindi, allontanarsi da ogni forma di pietismo o di falsa illusione che non farebbe altro che condurre verso la strada della non accettazione.
L’intervento pedagogico potrà costituire una risorsa per coloro che si trovano in una tale condizione e, tramite il dialogo ed interventi educativi mirati, si potrà tentare di ri-costruire e ri-percorrere una strada che sia funzionale all’accettazione della diversità situazionale.
Giovanna Cataldi

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